Non mi è facile parlare della nascita del mio
secondogenito. Tutto è accaduto troppo velocemente per avere
il tempo di prepararmi psicologicamente, e mi sono sempre chiesta se
alla fine non fosse stata una fortuna. Riccardo è nato alle ore
01.35 del 13.04.2005 alla 29 settimana e con il peso di 850 grammi.Nel
pomeriggio avevo fatto il controllo con il mio ginecologo ( A PAGAMENTO!),
tutto bene tranne la pressione un pò alta che avrei dovuto tenere
sotto controllo. Dopo 5 ore, a casa, ho iniziato ad avere forti crampi
allo stomaco, ho chiamato la guardia medica che all'arrivo ha constatato
che la pressione era: la minima 133 e la massima 211!! Non ha esitato,
ha chiamato l'ambulanza e così all'arrivo in reparto hanno deciso
per il cesareo e mentre mio figlio, una volta nato, è stato trasportato
a Padova, io finivo in rianimazione con mio marito in sala d'aspetto
distrutto, con vicino Graziano, un amico che lavora in ospedale e che
gli è stato vicino tutta la notte. Non ho mai perso conoscenza
, ma mi sfuggiva il senso della realtà, e solo quando ho potuto
incrociare gli occhi di mio marito mi sono resa conto della gravità
della situazione.
Sono uscita dall'ospedale dopo 10 giorni, un miracolo per i medici;
stavo bene fisicamente, ma moralmente ero a pezzi. Mio marito con la
telecamera mi faceva vedere nostro figlio, mi spiegava estasiato quei
piccoli progressi che giornalmente c'erano, eppure non riuscivo a vederlo
con gioia. Aveva un'emorragia cerebrale di primo grado, un'ostruzione
aortica, l'intestino faticava a funzionare ed era intubato. La prima
volta che lo vidi era così piccolo che mi chiedevo come potesse
vivere. Non riuscivo a guardarlo, mi sentivo in colpa, così piccolo
doveva affrontare da solo la prova più grande della sua vita:
riuscire a vivere. Non ero riuscita a proteggerlo ed ora era in balia
del suo destino e noi non potevamo fare nulla se non aspettare. Riuscii
a resistere 3 minuti e poi dovetti uscire, non ce la facevo, la realtà
era troppo dura da accettare, avevo paura di volergli bene. Ho passato
giorni a piangere consapevole che ciò mi aiutava a scaricare
le tensioni, c'era anche Sara, la sorella, da crescere e starle vicino,
anche lei risentiva della situazione nonostante avesse solo 5 anni e
mezzo. Con il tempo e i progressi di Riccardo, le paure sono svanite
e le certezze consolidate. Sono passati 29 mesi dalla sua nascita, è
stato in ossigeno terapia
per 13 mesi, ed ora è un bambino vispo e vivace. Ci saranno controlli
da fare per accertarsi che tutto prosegua bene. So che sarà più
predisposto a bronchiti per la sua broncodisplasia, ma per il resto
ci riteniamo fortunati e quando Riccardo ci fa cùcù dalla
porta con quegli occhioni verdi e quel sorriso, sembra dirci "
visto, ce l'ho fatta, sono qui!". Ed è proprio a lui che
dobbiamo dire grazie, ci ha dato un amore che ha rafforzato la nostra
famiglia e ci ha fatto capire che bisogna sperare anche quando tutto
sembra perso. Sono molte le persone che ci hanno aiutato e ci sono stati
vicini, come i medici, ma più di tutti Graziano, il padrino di
Riccardo che, da quella notte, non ci ha mai abbandonato, donandoci
tutto l'amore e il sostegno senza chiedere mai nulla in cambio, spero
che tutti abbiano la fortuna di avere persone come lui vicino.
pubblicato
il 09 settembre 2007