Questa é la storia di Francesco, il bimbo arrivato
da una stella.
Era il 30 dicembre del 2000, ero appena tornata dall'ospedale dove la
notte di Natale era nato, a 24 settimane, Andrea che aveva aperto gli
occhi sul mondo per soli 20 minuti. Non ero riuscita a trattenere le
lacrime rivedendo la mia bimba di 5 anni e lei, abbracciandomi forte
mi disse "Mamma, Andrea é andato in cielo perché
Gesù aveva bisogno di un amico per giocare ma vedrai, quando
si accorge che piangi va su una stella, cerca un altro bimbo e lo manda
giù, così siamo tutti felici di nuovo". Avevo sorriso
amaramente perché con me i medici erano stati categorici. Dopo
Enrico, nato a 18 settimane nel 99 e Andrea, venuto al mondo per travaglio
inarrestabile nonostante il cerchiaggio, i farmaci tocolitici e l'immobilità
assoluta dalla sedicesima settimana, non era assolutamente il caso di
riprovarci di nuovo. Il mio fisico non era più in grado di reggere
una gravidanza.
Da gennaio ad aprile tento di combattere la depressione occupandomi
di mille cose, mi iscrivo a un centro di dimagrimento, mi sfogo in palestra.
Rifiuto ostinatamente l'aiuto degli antidepressivi che il mio medico
mi ha proposto. Ad aprile il crack. Non faccio altro che piangere e
ne risente anche la bimba. A questo punto decidiamo di prenderci un
mese di pausa e di fare tutto quello avevamo sempre sognato, noi e la
bimba. Andiamo a vedere il deserto in Tunisia, a cercare gli orsi nel
parco del Tricorno in Slovenia. Sto ancora male emotivamente ma fisicamente
comincia ad andare meglio. Il ciclo non é tornato ma mi avevano
avvisato che poteva succedere e quindi non mi preoccupo. A fine maggio
decido comunque di fare qualche esame, tanto per vedere se tutto è
tornato a posto. A inizio giugno, durante un'ecografia all'addome inferiore
la grande sorpresa. L'assenza di ciclo non é dovuta allo stress,
c'é un bambino e a giudicare dalle dimensioni sono incinta di
almeno 15/16 settimane. E' il panico! Non avevo alcun sintomo, non abbiamo
cercato questo bambino, io non posso affrontare un' altra gravidanza
che tanto non ha alcuna speranza di giungere al termine! Contatto il
mio ginecologo, trasecola anche lui. Mi dice che rimanere incinta nei
40/50 giorni successivi a un parto é un eventualità rarissima
anche in una donna di 20 anni. Se si pensa che ne ho già compiuti
40 e che comunque avevamo preso precauzioni....!
Immediato ricovero in ospedale, cerchiaggio e farmaci tocolitici. I
medici mi dicono di non affezionarmici troppo, ma io sento già
di amare questo bambino con tutta me stessa. A 20 settimane minaccia
d'aborto. Nuovo ricovero in ospedale. Sembra tutto perduto. E invece
no. La situazione dopo 6 giorni si normalizza anche se le contrazioni
continuano nonostante il miolene. Torno a casa e l'estate la trascorro
praticamente immobile. Non so se sia maschio o femmina, non abbiamo
voluto saperlo, ci sembra così di affezionarci meno. Non so neppure
se sia sano,non ho voluto fare alcun accertamento. Arriviamo a 24,25,26
settimane. Comincio a sperare anche se non voglio illudermi. Mi sveglio
la mattina contando i minuti che mi separano dalla sera, quando sarà
passato un altro giorno. A 28 settimane altre violente contrazioni,
mi aumentano le dosi di miolene che ora mi fanno in flebo. Cerco di
vivere alla giornata ma ora é tutto più difficile. La
speranza va di pari passo con la paura che tutto finisca male a un passo
dalla riuscita. Il 9 settembre ho un crollo emotivo, non ce la faccio
più e siamo solo a 29 settimane. Il mio ginecologo cerca di scherzarci
su e mi dice che con tutto sto miolene c'é anche il rischio che
nasca a 42 settimane.
Il 16 settembre mi sveglio con la sensazione che qualcosa non vada.
Il cerchiaggio tira ma mi hanno avvisata che crescendo il bimbo questo
poteva essere normale. Cerco di razionalizzare ma una vocina interna
mi dice che qualcosa non va. Alle 18 l'angoscia mi soffoca e decido
di alzarmi e recarmi in ospedale per farmi auscultare il battito. Sono
fortunata, é di turno il mio ginecologo, sa cosa ho vissuto e
l'angoscia che mi porto dentro. Decide di trattenermi e di togliermi
il cerchiaggio il giorno dopo. Scherzando mi dice che il mio bambino
non sarà un sagittario come previsto, resta da vedere se sarà
vergine oppure bilancia. Mi sorprendo stupidamente a pensare che preferirei
bilancia, infondo vorrebbe dire che é stato nella mia pancia
una settimana in più. Non ho nulla con me, é domenica
e mio marito é solo a casa con nostra figlia. Lo chiamo e gli
dico che quando tornano i miei genitori di lasciare da loro la bimba
e di portarmi un cambio perché siamo giunti al capolinea. Non
riesco a non piangere mentre mi cercano un letto in una camera tranquilla
e senza puerpere. Alle 19 mi fanno il secondo monitoraggio.I battiti
vanno sull'ottovolante,172,poi 60,poi 150. Ginecologo e ostetrica continuano
a scherzare ma vedo dalle loro facce che non sta andando niente bene.
Alle 19.30 decidono di fare un'ecografia. Il sacco amniotico è
passato di là del cerchiaggio, pur asintomatico il travaglio
é inarrestabile e il piccolo non può nascere per via del
cerchiaggio. Decidono il cesareo d'urgenza. Chiamo mio marito ma non
riesco neppure a parlare. E' l'ostetrica che gli dice di venire subito.
Mentre mi preparano per l'operazione un'ostetrica mi gira intorno e
mi chiede che nome dare al bambino. Non avevamo ancora pensato ai nomi
per scaramanzia, come faccio in questa situazione a trovare due nomi
visto che non so cos'é? Il mio ginecologo mi dice: "senta,
é un maschio, così almeno un problema glielo levo. Poi
se gli mette un nome assurdo può sempre cambiarglielo domani".
Non c'é tempo di aspettare mio marito, sono già in sala
operatoria. Ci penso un attimo e decido che sarà Francesco. Mi
fanno l'epidurale, tutto procede in fretta, cerco di spiare le espressioni
del mio ginecologo, lui mi strizza l'occhio ma i suoi occhi esprimono
preoccupazione. Alle 20.03 Francesco viene al mondo. Lo vedo solo un
secondo mentre lo portano via. Mi accorgo che tutti mi stanno parlando
e che il bimbo non piange. Trovo la forza di chiedere com'é e
il mio ginecologo mi dice "è un biondino".Mi dico che
non era quello che volevo sapere e poi sento dietro di me un vagito.
L'anestesista mi sorride e mi dice "lo senti? piange". Un'ostetrica
mi dice che é arrivato il suo papà ma che non può
entrare. Francesco viene portato in Tin di corsa, l'apgar é 3
a 1 e 7 a 5. Pesa 1493 grammi ed é lungo 42 cm. Sono riuscita
a farlo arrivare a 30 settimane. Mi riportano in camera, sono sola perchè
mio marito é in Tin. Lo rivedo alle 21.30, mi dice che é
bellissimo. Scoppiamo a piangere tutti e due. Alle 22.30 arriva il neonatologo,
Francesco non ha avuto bisogno di essere intubato, sembra reagire bene
anche solo con un piccolo supplemento di ossigeno. Ha una piccola polaroid
in mano. Finalmente vedo il mio bambino, anche se dovranno passare 4
giorni prima che possa fargli una carezza . A 26 giorni verrà
dimesso con un peso di 2 kg , e a 45 ci farà morire di paura
a causa della polmonite da pneumococco, che renderà necessaria
l'intubazione e una trasfusione per combattere l'anemia sopravvenuta.
A inizio dicembre finalmente Francesco é a casa con noi e festeggio
il mio quarantunesimo compleanno con una notizia bellissima. Il dotto
di botallo si é chiuso e le ecografie cerebrali non hanno segnalato
anomalie.
Ora Francesco ha 14 mesi, un piccolo ritardo motorio che curiamo con
la fisioterapia ma é un bimbo meraviglioso.
Ho raccontato la nostra storia per dare coraggio a chi sta vivendo una
gravidanza difficile, a chi soffre per un bambino che Gesù ha
chiamato in cielo perché aveva bisogno di un amico. Perché
la sera,quando guardo le stelle, mi piace immaginare che siano piene
di bambini che aspettano di scendere sulla terra.
Renate,Alex,Chiara e Francesco
pubblicato
il 28 dicembre 2002