La storia delle mie due bimbe inizia il giorno 8 gennaio 2003 quando 
            alla 12esima settimana di gestazione, ricoverata per minaccia d’aborto, 
            mi viene diagnosticato un enorme distacco di placenta unitamente all’annuncio 
            che entrambi i cuoricini hanno regolare battito cardiaco. La sorpresa 
            è tale che inizio a piangere. Precedentemente avevo già 
            fatto 2 ecografie ma alla 5a settimana di gestazione quando era ancora 
            troppo presto per vedere i due cuoricini (essendo gemelle monovulari 
            ancora l’ovulo non era scisso) per cui non pensavo neanche lontanamente 
            a una gravidanza gemellare. Essendo ricoverata ho condiviso la mia 
            gioia con l’infermiera che mi ha accompagnato con tanto di sedia a 
            rotelle in sala ecografica in quanto ai parenti non era permesso l’accesso 
            in reparto, nemmeno a mio marito. Da questo momento sono cominciate 
            le titubanze dei ginecologi sull’esito della mia gravidanza: gemellarità 
            monocoriale biamniotica con trasfusione feto-fetale e scarso liquido 
            amniotico nella sacca del feto più piccolo (mi parlavano di 
            feto fisso). Mi sono sempre “obbligata” di mantenere la calma per 
            non peggiorare ulteriormente la mia situazione: costretta prima ferma 
            in un letto d’ospedale per il distacco di placenta e poi in assoluto 
            riposo a casa, alternando brevi “soggiorni” ospedalieri per accertamenti 
            e cure cortisoniche. Alla 24a settimana, dopo un ennesimo controllo, 
            sembrava che la gravidanza andasse “benino”: i due feti crescevano 
            entrambi e in modo quasi omogeneo e il liquido amniotico, pur scarseggiando, 
            era ancora nei limiti accettabili. Dopo una serie di ipotesi allarmanti 
            (qualcuno mi disse che dovevo ritenermi fortunata se solo uno dei 
            due feti sopravviveva alla 30 settimana…) ero finalmente felicissima.
            Ancora non sapevo cosa mi stava aspettando: un’infezione alla placenta 
            ha provocato la rottura di una delle sacche a 25 settimane + 2 giorni…sono 
            rimasta tre giorni immobile a letto con la flebo di miolene per fermare 
            le contrazioni, e la tachicardia sempre presente. In un momento così 
            drammatico ho avuto anche il problema di dover essere trasferita in 
            un altro ospedale in quanto dov’ero, pur essendoci una terapia intensiva 
            neonatale con tanto di rianimazione, al momento i posti incubatrice 
            erano tutti occupati e per due gemelline così piccole il posto 
            non c’era. Trasferita in ambulanza ricordo solo che ad ogni frenata 
            perdevo liquido amniotico. La mattina del 15 aprile 2003 a esattamente 
            25 settimane + 5 giorni (la data presunta parto era il 25 luglio) 
            ero la prima in sala operatoria: alle 8.30 nasce Isabella e alle 8.32 
            Azzurra. Pesavano rispettivamente 800 e 640 grammi, lunghezza 31 e 
            30 cm. Col calo fisiologico perdono tantissimo: 2 giorni dopo Isabella 
            raggiunge 580 grammi e Azzurra solo 500 grammi.
            Non vedo subito le mie bimbe, avendo fatto l’anestesia totale sono 
            ferma a letto. Mio marito le vede due ore dopo la nascita, appena 
            le neonatologhe hanno finito di intubarle. Da qui inizia per noi un 
            percorso di quattro mesi con alti e bassi. Isabella dopo una quindicina 
            di giorni inizia a prendere peso e a rendersi autonoma nella respirazione, 
            pur avendo sempre l’ossigeno in termoculla. Azzurra, che inizialmente 
            non era intubata ma “solo” in C-Pap (lei era nella sacca che non si 
            è rotta per cui non aveva preso l’infezione come la sorella) 
            esattamente un mese dopo la nascita prende un virus e viene intubata 
            in altra frequenza per 24 giorni. E’ stato il periodo più lungo 
            della mia vita: giorni tutti uguali immobile a guardare l’incubatrice 
            della mia bimba (che ora pesava quasi 700 grammi) e non si muoveva 
            perché sedata altrimenti si stubava da sola (come è 
            comunque riuscita a fare per ben 5 volte). Mi avevano sconsigliato 
            di accarezzarla (premura che hanno solo in rari casi) per non agitare 
            ulteriormente la bambina. Sembrava quasi non distinguere le mie mani 
            da quelle dei medici che frequentemente le facevano prelievi e controlli. 
            Finalmente dopo antibiotici e l’ennesima trasfusione ha cominciato 
            a respirare da sola. E qui siamo al giorno 6 giugno e il percorso 
            per le dimissioni è ancora lungo.
            Intanto il 26 giugno Isabella viene trasferita nel lettino e nel giro 
            di pochi giorni è possibile portarla davanti alla vetrata del 
            reparto per farla vedere ai nonni. Solo per pochi minuti perché 
            ha ancora bisogno del supporto di ossigeno.
            Azzurra deve fare il trattamento laser per retinopatia del prematuro 
            e operata di ernia ovarica. Il 21 luglio entra in sala operatoria 
            portata direttamente con l’incubatrice perché ha ancora bisogno 
            del 35% di ossigeno in termoculla. Nella stessa sede vengono effettuati 
            i due interventi e mi dicono subito che a distanza di una settimana 
            il trattamento laser deve essere ripetuto.
            Il giorno dopo il primario mi convoca e io sono terrorizzata: tutte 
            le volte che mi chiamava a colloquio era per comunicarmi il peggioramento 
            degli esami (una volta mi parlò pure di sospetta epilessia) 
            invece finalmente una bella notizia: Isabella poteva essere dimessa, 
            stava bene e avevano aspettato a comunicarmelo perché prima 
            volevano operare. Addirittura le preventivate dimissioni assistite 
            per Isabella alla fine non sono state necessarie. La mia gioia era 
            enorme, iniziavo a vedere un po’ di luce!
            Nel frattempo anche Azzurra raggiunge i 2 kg di peso e la quasi autonomia 
            respiratoria per cui viene promossa al lettino e finalmente la possiamo 
            vedere vestita! Il giorno 1 agosto ritorniamo in sala operatoria, 
            sempre con l’incubatrice in ambulanza ma dopo essere stata visitata 
            in narcosi ci dicono che il laser non è necessario perché 
            la retina è ben saldata. Il 12 agosto finalmente anche Azzurra 
            viene dimessa. Per lei viene fatta la dimissione assistita con relativa 
            apparecchiatura domiciliare ma per nostra fortuna a casa non abbiamo 
            mai avuto bisogno di ossigeno. Solo il saturimetro di notte i primi 
            due mesi ma più per nostra tranquillità che per reale 
            necessità.
            Il percorso a casa ve lo lascio immaginare: una delle estate più 
            calde degli ultimi anni, 2 bimbe minuscole (alle dimissioni Isabella 
            pesava 2780 grammi e Azzurra 2520) con frequentissimi controlli e 
            fisioterapia settimanale…ci aspettava un intenso follow up! La gioia 
            di vederle finalmente insieme, vicine e senza tubi è stata 
            enorme.
            Per tutto l’inverno le abbiamo tenute “segregate” in casa, limitando 
            al minimo le visite di parenti e amici (e rigorosamente senza bambini 
            piccoli al seguito), per evitare anche un semplice raffreddore. Ora 
            hanno quasi 19 mesi (età corretta 15 mesi) Isabella pesa 9 
            kg e Azzurra 7,7 kg. Azzurra porta gli occhialini perché è 
            miope (conseguenza della lunga ossigenoterapia), corrono, hanno finito 
            da un paio di mesi di fare fisioterapia e finalmente possono frequentare 
            l’asilo nido.
          pubblicato 
            il 23 novembre 2004