Avevo gia' da tempo maturata l'idea di avere un secondo
figlio, contenta e felice della mia prima gravidanza, e speravo vivamente
di ripetere cio' che avevo provato con la mia prima figlia. Ma non immaginavo
lontanamente cio' che mi stava per accadere.
Arrivo' finalmente la tanto attesa notizia: ero incinta. Senza tante
illusioni io e mio marito fantasticavamo gia' sul sesso e sul nome.
La sorellina gia' pensava a come sarebbe stato avere un fratellino o
una sorellina.
Intanto io avevo gia' iniziato a fare i primi esami di rito, analisi
del sangue,ecografie,ecc... . Feci anche l'ammiocentesi, data l'eta'(36).
Il risultato arrivo' dopo una quindicina di giorni. Era femmina. Arrivai
con fatica al 5° mese di gravidanza, accompagnata dai soliti disturbi
delle future mamme.
Dalle ultime ecografie i medici capirono che c'era qualcosa di anomalo.
Sembrava che l'utero fosse girato, era retroverso. Mi dissero che la
situazione non era semplice e di avvertire l'ospedale qualunque cosa
strana mi fosse capitata. Infatti dopo pochi giorni, alzandomi una mattina,
mi resi conto che avevo una minaccia d'aborto. Non perdendo la mia rinomata
pazienza telefonai in ospedale dove rintracciai il mio ginecologo, il
quale mi disse di correre immediatamente. Mi ricoverarono. Seguirono
numerose ecografie, visite, per capire se si trattava davvero di una
minaccia d'aborto. La sera stessa ebbi una forte emorregia. Le mie paure
si fecero piu' intense. Pensavo a quella piccola creatura che era dentro
di me e che stava crescendo. La stavo perdendo? Quanto ho pregato quella
notte perche' cio' non accadesse. Ma l'emorregia continuava inesorabile.
Io continuavo a perdere sangue. Mi fecero molte trasfusioni, poi durante
la notte tutto cesso', quasi per magia. Ero distrutta. L'indomani mi
visitarono, per capire cosa fosse successo. Ma una vera spiegazione
a tutto questo non c'era, l'importante era che la mia bambina fosse
ancora li'. Passo' una settimana da questo episodio. Io rimasi a letto
in quella stanzetta nel reparto maternita' dell'ospedale Sant'Anna di
Ferrara.
Alla fine della settimana ebbi un'altra emorregia piu' forte della prima.
Il sangue questa volta non si fermava. Perche' proprio a me? Da dove
veniva tutto quel sangue? Lo staff medico decise che era meglio intervenire,
c'era il rischio che potessi morire . Mi dissero che purtroppo la gravidanza
veniva interrotta, con conseguente perdita del bambino, dell'utero e
degli annessi. Ero arrivata alla 24esima settimana, ero a pezzi. Mentre
andavo sotto intervento la mia mente pensava a quella bambina che dovevo
perdere e che sentivo muovere dentro di me. Il primo intervento duro'
5 ore, dapprima estrassero la piccola Irene, poi pensarono a me. Il
mio fu un caso davvero unico. Si trattava di una gravidanza extrauterina,
con impianto nella cavita' peritoneale. Dunque la mia vita era appesa
ad un filo, il filo della speranza. Appena riuscirono a portare alla
luce la piccola Irene, avvolta in un lenzuolo, la deposero in una termoculla
di ultima generazione, nel reparto di neonatologia. Le sapienti mani
dei medici che mi hanno seguita, hanno saputo operare e concludere l'intervento
in maniera superba. Si, e' vero, ho rischiato di morire, la mia pressione
cardiaca era ormai andata a 30 battiti al minuto, il mio battito cardiaco
vacillava, ma c'e' l'ho fatta. Il mio mondo era qui con le mie bambine
e con mio marito. Dopo tre giorni dal mio primo intervento ho dovuto
subire un secondo intervento. Il problema piu' grosso era il dover riparare
ai danni che il sacco placentare aveva provocato. Si era infiltrato
dappertutto e alcuni frammenti erano rimasti. Con il secondo intervento
si doveva verificare se i residui si fossero atrofizzati, evitando il
pericolo di nuove emorregie. Tutto si risolse bene. ll mio fisico rispose
bene al postoperatorio.
Dopo una decina di giorni, riuscendo a stare seduta su una carozzina,
trovai il coraggio fisico e mentale di andare dalla mia piccolina. Quando
arrivai al piano superiore della maternita', mi trovai un corridoio
lungo pieno di camerine separate una dall'altra, all'interno delle quali
erano sistemate delle "magnifiche termoculle", c'erano molti
bimbi piccolini. Il mio cuore batteva all'impazzata, tra un po' avrei
visto la mia piccola Irene. Entrai lentamente accompagnata da un infermiera,
arrivai ad una di quelle stanzine, il medico di turno mi preparo' dicendomi
che Irene era molto piccola, che giustamente non potevano darmi delle
certezze di soppravivenza, tutto poteva capitare. Il percorso da fare
era molto lungo. Finalmente vidi la mia "bistecchina", di
appena 600 grammi, era veramente molto piccola. Aveva una bendina sugli
occhi e un buffo capellino giallo in testa. Era il mio piccolo tesoro.
Gia' mi stavo affezionando, ma non volevo, volevo stare distante, tenere
lontano quel senso materno che accomuna noi mamme. Mi chiederete perchè?
E' semplice, non volevo soffrire. Non volevo che accadesse qualcosa
di brutto e poi soffrire e soffrire ancora. Era troppo.
I giorni intanto trascorsero lentamente. Io tornai a casa la vigilia
di natale del 1999. La piccola Irene trascorse tre lunghi mesi nel reparto
di neonatologia. Seguita con amore da tutto lo staff medico, cresceva.
Non ci sono mai state delle vere e proprie complicanze. Il cammino e'
stato lungo e faticoso. Quando Irene raggiunse il kg. di peso, e' stata
festa per tutti. Dapprima fu alimentata con un sondino, (gavage) in
un secondo momento con il biberon. Raggiunti i 2 kg. di peso e' venuta
a casa. Quel batuffolo era nella carozzina a casa: cio' che abbiamo
passato io e la mia famiglia non lo dimenticheremo mai. E' stata un'esperienza
unica. Ha toccato gli animi di tutti, tutti volevano che Irene vincesse
la sua battaglia, la battaglia per la vita. Sostenuta dall'amore e forse
da un angioletto nascosto chissà dove, Irene e' insieme a noi.
Sono già passati quasi tre anni .Irene e' una bellissima bambina.
Si porta dietro, certamente, qualche complicazione dovuta alla prematurita'
quale l'uso di una lente a contatto, causata da una retinopatia all'occhio
sx, e una broncodisplasia causata dall'immaturita dei suoi bronchi.
Nonostante tutto ha una forza dentro di lei, la forza di aver gia' combatutto
una battaglia e di averla vinta.
mamma roberta, papa' marco e la sorellina giorgia.
pubblicato
il 28 dicembre 2002