Giulia è la nostra seconda bambina, nata a distanza
di 5 anni e 1\2 da Sonia, la nostra prima figlia. Il suo arrivo è
stato complicato fin dall'inizio, visto che il ginecologo mi aveva
subito prospettato il possibile insorgere di qualche problema nell'ultimo
trimestre a causa del collo dell'utero che non reggeva più molto.
In seguito la gravidanza si svolse normalmente ma, tra il 5° e il
6° mese, mi accorsi che la pressione sanguigna si stava alzando e,
consigliata dal mio medico, mi ricoverai per alcuni giorni in ospedale,
dove mi sottoposero ad una terapia che per un certo periodo di tempo
è riuscita a mantenere sotto controllo la mia pressione.
Dopo una ventina di giorni però la situazione ricominciò a peggiorare.
Avevo sempre dei fortissimi mal di testa, vomitavo spesso e la pressione
aveva ricominciato a salire. Intanto, un ulteriore controllo ecografico
aveva mostrato che la mia bambina aveva smesso di crescere e che,
a causa della mia ipertensione, il sangue non irrorava più la placenta
in maniera soddisfacente. Non restava altro che partorire anche per
evitare guai molto seri non solo a Giulia, ma anche alla mia salute.
Dall'ecografia risultava che la bambina pesava veramente molto poco,
solo 573 grammi, e il ginecologo mi consigliò di partorire all'Ospedale
Sant'Eugenio di Roma.
Giulia è nata due giorni dopo, il 1° Giugno del 1997, dopo un parto
cesareo. All'uscita dalla sala operatoria, aveva distress respiratorio
grave e venne subito connessa al respiratore, al quale reagì molto
bene.
Io ho potuto vederla solo dopo qualche giorno, quando sono stata in
grado di alzarmi. Non so descrivere cosa ho provato in quel momento,
era tutto così strano, lontano dalle immagini e dalle sensazioni provate
con la nascita di Sonia.
Giulia sembrava un alieno. Era piena di fili e di elettrodi, aveva
una cute rossastra su cui si poteva distinguere chiaramente tutto
il reticolo dei vasi sanguigni. La pelle era tesa sulle ossa e, ad
ogni respiro, si sarebbero potute contare tutte le costole. Io non
ero molto ottimista sul suo futuro e cercavo di ritornare con la mente
alle conoscenze legate alla mia laurea in biologia e, peraltro senza
troppa lucidità, vedevo i peggiori scenari. Mario invece è stato sempre
sicuro che tutto sarebbe andato bene ed aveva ragione.
Poiché la bambina era considerata gravissima, decidemmo di battezzarla
immediatamente e di darle il nome che aveva scelto la sua sorellina,
cioè appunto Giulia, e come secondo nome Anna, poiché a Salerno, città
nella quale noi viviamo, Sant'Anna viene considerata protettrice delle
partorienti.
La degenza di Giulia in ospedale è durata 110 giorni, periodo durante
il quale io sono rimasta a Roma per poterle essere vicina e portarle
il mio latte di cui aveva bisogno per favorire la maturazione degli
organi interni. Durante questi tre mesi ci sono stati momenti di speranza
e momenti di sconforto che sono riuscita a superare grazie al conforto
di amici e del personale sanitario del reparto di patologia neonatale
che mi hanno sempre fatto intravedere la possibilità di una vita normale
per Giulia, anche se non hanno mai nascosto i problemi ai quali potevamo
andare incontro. Subito, infatti, mi fu detto che Giulia aveva il
50% circa di possibilità di sopravvivenza, ma il grande dubbio era
sul come sarebbe sopravvissuta. Mi parlarono del rischio delle emorragie
cerebrali, del pericolo delle infezioni, della retinopatia che spesso
ricorre nei prematuri, delle possibili crisi respiratorie dovute alla
forte prematurità dei polmoni...
Giulia ha avuto un po' tutti questi problemi, fatta eccezione per
le infezioni, e così abbiamo affrontato trasfusioni di plasma e di
sangue intero, apnee, desaturazioni e retinopatia che per fortuna
si è fermata al primo grado. Ma quello che ci ha fatto più temere
per la sua salute sono state due emorragie cerebrali e la comparsa
di un soffio al cuore, che dovevano essere ricontrollati periodicamente.
Per fortuna, il soffio si è risolto spontaneamente, mentre le due
emorragie, avvenute rispettivamente il 2° giorno di vita e a quasi
due mesi, hanno dato origine solo ad una asimmetria dei due ventricoli
cerebrali, cosa che fino ad ora non ha provocato nessun problema alla
sua crescita.
Di tutto il periodo trascorso a Roma, ciò che ricordo con maggior
tenerezza sono le "marsupio" (Kangaroo care) che mi permettevano di
poter finalmente stringere la mia piccola. Ho iniziato con le marsupio
quando Giulia pesava 850 gr, a circa 1 mese e 1\2. Quella è stata
una sensazione indescrivibile che solo chi ha provato può capire.
Senza nulla togliere al mio grande amore nei confronti della mia prima
figlia, stringere al seno Giulia è stato completamente diverso. Nel
caso di una nascita a termine è del tutto normale, direi scontato
poter abbracciare il proprio figlio, ma nel caso di un bambino prematuro,
soprattutto di uno gravissimo come Giulia, nulla è scontato e per
un genitore la marsupio potrebbe essere anche l'unica volta che può
prendere in braccio il proprio bambino che si è visto per mesi dentro
un contenitore di plastica, si è potuto solo sfiorare letteralmente
con un dito, con l'unica parvenza di normalità data dalle tante parole
che in quei lunghi giorni si dicono a questi piccoli per cercare di
mantenere un contatto e far sentire la propria presenza. Giulia, quando
mi veniva posta sul seno a diretto contatto con la pelle sembrava
un topolino, era piccola e calda, si agitava, cercava di muovere la
testa e poi pian piano si calmava e a volte si addormentava.
Ricordo che proprio mentre la tenevo in braccio, uno dei medici lasciò
che Sonia potesse vedere la sua sorellina per la prima volta, anche
se attraverso un vetro, e allora mi attaccai al pensiero che se avevano
permesso a Sonia di vedere sua sorella forse Giulia realmente aveva
la possibilità di uscire di lì sana e salva.
Questo sogno si è poi realizzato nel settembre successivo quando,
dopo alti e bassi legati anche al suo peso ballerino, uscì dall'incubatrice.
Giulia sarebbe dovuta nascere il 2 settembre e il destino ha voluto
che proprio in quel giorno fosse stata in grado di poter uscire dalla
sua cameretta in plastica. E' stato quello un momento che ho vissuto
da sola perché Mario era a Salerno e per me è stato davvero come se
fosse nata in quell'istante.
Quando sono arrivata in reparto e ho visto l'incubatrice vuota, per
un attimo il cuore si è fermato ma poi ho visto un fagottino con la
tutina con le fragoline che avevo portato qualche giorno prima e la
mia gioia è stata enorme. Per la prima volta potevo prenderla in braccio
come un neonato "normale", anche se aveva ancora qualche sensore.
Dal 2 settembre in poi i giorni sono volati e, finalmente, la sera
del 18 settembre Giulia faceva ingresso in casa sua dove erano ad
aspettarla i nonni che avevano potuto vederla solo in foto o in qualche
ripresa con la telecamera.
A Casa
Pensavamo che crescere Giulia sarebbe stato difficile, ma non immaginavamo
quanto.
Appena tornati a casa abbiamo dovuto riorganizzare la nostra vita
in funzione delle esigenze di Giulia e, poiché andavamo incontro alla
stagione fredda abbiamo cercato di proteggerla quanto più era possibile
dalle infezioni alle vie respiratorie, ma tutto ciò si è rivelato
subito molto difficile e, anche se ci siamo blindati in casa, Sonia
doveva necessariamente frequentare la prima elementare ed era così
la principale responsabile dell'ingresso di virus e batteri in casa
nostra.
Il 3 ottobre ritornammo a Roma dove Giulia fu operata di ernia inguinale
all'ospedale Bambin Gesù e, anche se perse un po' di peso, tutto è
andato per il meglio.
I primi tempi con Giulia sono stati abbastanza tranquilli, anche se
rigurgitava spesso e noi scrutavamo sempre le sue reazioni per cercare
di capire se avesse subito danni cerebrali.
Verso la fine di novembre comparve il primo raffreddore, che sottovalutammo
un po'.
Imparammo però a nostre spese che con i prematuri non si può mai dire
"E' solo un raffreddore". Infatti, nel giro di pochissimi giorni,
il raffreddore era diventato una bronchiolite e dovemmo restare in
ospedale per una decina di giorni.
Questa è stato solo il primo di una serie di malanni legati al periodo
invernale che hanno raggiunto il culmine nel febbraio del '98, quando
Giulia è stata colpita da una broncopolmonite molto seria che ci ha
fatto temere per la sua vita.
Dopo di allora la nostra paura riguardo alle affezioni respiratorie
è aumentata a dismisura e ad ogni colpo di tosse o accenno di raffreddore,
immediatamente consultiamo il pediatra.
Intanto fra un malanno e l'altro, Giulia ha attraversato tutte le
tappe della crescita portandosi dietro il suo ritardo di tre mesi
che è andato gradualmente attenuandosi.
Ha sorriso a circa sei mesi, ha iniziato a stare seduta nella primavera
del '98 ed ha cominciato a camminare a circa 18 mesi.
Attualmente Giulia cresce, anche se lentamente, e i suoi problemi
sono legati soprattutto all'alimentazione. E' estremamente difficile
convincerla a mangiare e, nonostante stimolatori della fame, pappa
reale, integratori, a quasi 4 anni pesa solo 11 kg. E' però molto
attiva, intelligente, vivace. Ora va alla scuola materna dove si è
ben integrata, ha fatto le sue prime amicizie e riesce a svolgere
tutte le attività scolastiche in maniera del tutto normale.
A conclusione di questa mia breve storia di Giulia, posso dire che,
nonostante le inevitabili difficoltà che ogni bambino prematuro incontra
nella sua lotta per la vita, la nostra piccola se l'è cavata tutto
sommato bene, grazie a Dio, alla sua voglia di vivere, ai medici che
l'hanno assistita e seguita sia a Roma che a Salerno e forse anche
all'amore della sua famiglia.
Se volete scrivere a Giulia e ai suoi genitori:
pubblicato
il 28 aprile 2001