Sono rimasta incinta tra il 9 e il 12 dicembre 2001. Ne sono sicurissima,
mio marito ed io desideravamo un bambino ed erano diversi mesi che
tenevo sotto controllo il mio ciclo ed il probabile periodo fertile.
Così, quando abbiamo provato, è andata subito bene.
Ancor prima che saltassero le mestruazioni mi sentivo diversa, percepivo
(a livello fisico o inconscio, chi lo sa!) che qualcosa stava cambiando.
Prima il test comprato in farmacia e poi le analisi del sangue confermarono
che aspettavo un bambino. Francesco/Camilla, prima di sapere il sesso
lo chiamavo con i due nomi che mi piacevano di più!
La gravidanza procedeva regolare, il piccolo cresceva bene, le ecografie
e le visite dal ginecologo e poi la morfologica alla fine del quarto
mese (un maschietto!!!) erano tutte a posto.
Allinizio di giugno il ginecologo rilevò una pressione
arteriosa un po alta, 150/90, ricordo ancora le
sue parole: Niente di preoccupante, può capitare. Vada
in farmacia a farsi misurare la pressione due volte la settimana,
se la minima supera i 90 mi telefona che facciamo delle analisi per
escludere la gestosi. Gli faccio notare che sono parecchio gonfia,
caviglie e gambe, ma lui risponde che è fisiologico in gravidanza,
e poi fa così caldo! Sono alla 27sima settimana.
Fiduciosa del medico e alla prima gravidanza, feci come mi disse.
Anzi, acquistai lapparecchio per misurare la pressione, così
me la controllavo da sola ogni mattina. Fino al 5 luglio è
sempre stata stabile, ma la minima non è mai scesa sotto gli
80. La mattina vado dal medico con mia madre, per fargli vedere le
analisi del sangue perché avevo il colesterolo alto (cosa che
normalmente non ho e che poi ho saputo essere uno dei tanti sintomi
della gestosi
ma il dottore lignorava
). Mi misura
la pressione, la massima non la ricordo, la minima 110. Me la misura
parecchie volte, ma non scende mai. Anche lui fa lottimista
o il menefreghista, non lo so, e vuole mandarmi a casa perché
ritiene che il rialzo di pressione sia dovuto ad un mio stato di ansia.
Per fortuna che cera mia madre con me, che insiste perché
mi mandi a fare una visita ginecologica. Così vado in ospedale,
mi fanno immediatamente un monitoraggio, il bambino sta bene. La pressione
è sempre alta e le analisi delle urine non sono a posto. Così
decidono di ricoverarmi per delle analisi più approfondite.
Il pomeriggio sono ricoverata, la sera entro in uno stato di pre eclampsia,
nessuno usa queste parole ma è evidente: pressione altissima,
la minima arriva a 130, tachicardia, vomito
Mi somministrano
dei farmaci per la pressione, mi fanno le analisi pre operazione per
essere pronti al cesareo. Sono alla 30sima settimana. La mattina dopo
sto meglio, la pressione cala ragionevolmente, ma ormai la diagnosi
è chiara, gestosi. Il 9 luglio sono trasferita a Trieste al
Burlo Garofolo. Mi ricoverano nella clinica ostetrica universitaria,
in una stanzetta singola e tranquilla. Lecografia e la flussimetria
non sono proprio buone ma il piccolo sta bene, anche se i flussi del
cordone ombelicale sono alterati, le arterie uterine non funzionano
a dovere ed il peso stimato del bambino è di 1200 gr. Mi dicono
chiaramente che finché il bambino sta bene e la pressione è
stabile (sotto terapia farmacologia) lo lasciano nella mia pancia
ma che appena qualcosa va storto si procede con il cesareo. Ormai
le 40 settimane sono unutopia. Ogni giorno in più è
prezioso per la salute e lo sviluppo del bambino. Così inizia
la mia degenza: tanto riposo sul fianco sinistro, pasti iperproteici,
farmaci, analisi, magnesio, acido folico, flussimetrie, monitoraggi,
iniezioni di cortisone, rilevazioni della pressione continue. Teniamo
duro fino alla 34sima settimana esatta, il 24 luglio 2002. La mattina
mi sveglio con la nausea e dolori al ventre, ma il monitoraggio è
ok. Poi mi chiamano per una flussimetria non programmata (credo stessero
tenendo una lezione) ma provvidenziale perché il medico rileva
che il bambino rallenta i battiti cardiaci. Così me ne sto
in pratica tutto il giorno attaccata al cardiotocografo e la situazione
non migliora. Alle 20.30 decidono per il cesareo: telefono a mio marito,
mezzora prima lavevo spedito a casa, in quei giorni era
stanchissimo, faceva fuori e dentro da due ospedali, suo padre ci
stava lasciando.
Alle 21.45 nasce Francesco, 1470 gr di peso e 41,5 cm di lunghezza.
Lo sento piangere, mi chiedono se voglio vederlo. Dico di sì
e me lo mostrano alcuni secondi, prima di portarlo in tin. Vedo una
copertina da cui sbuca un visetto minuscolo. Subito dopo arriva Paolo,
eccezionalmente lo fanno entrare in sala operatoria, dove sto attendendo
di essere ricoverata a mia volta in terapia intensiva. Più
tardi, verso mezzanotte, mi viene a trovare con mia madre, mi dice
che Francesco sta bene, respira da solo, è piccolo ma tanto
bello.
Dopo due giorni mi dimettono dalla terapia intensiva, ho la febbre
dalla voglia di vedere Francesco. Voglio andarci con le mie gambe,
ma mi convincono a sedermi sulla sedia a rotelle! Sento tante mamme
lamentarsi per il dolore, io lo avvertivo appena, ero troppo concentrata
sul mio piccolo. Non so descrivere ciò che ho provato vedendolo
la prima volta. Da un lato ero felice, limpatto non è
stato traumatico, Francesco era solo incanulato allombelico,
e la prima volta che lho visto stava succhiando da un biberon.
Lo accarezzai e gli parlai e fece una smorfia che assomigliava ad
un sorriso. Era piccolo ma non tanto quanto immaginavo, aveva pochi
capelli biondi ed una peluria chiara sulla fronte e sulle guance.
Gli mancavano due unghie sulle seconde dita di entrambi i piedini,
ma per il resto era perfetto, come disse uninfermiere è
mignon ma bellissimo!. Il giorno dopo andai da sola in tin,
lo presi in braccio, inizia a tirarmi il latte
Anche se poi
ritornavo in reparto e mi chiudevo in bagno a piangere e non capivo
chi mi portava regali e fiori. Finita la mia degenza mi trasferii
nella casetta che unassociazione mette a disposizione delle
mamme nel giardino dellospedale. Mi stavo abituando allidea
del mio piccolo, che doveva crescere ma che stava bene, che potevo
lo stesso tenere tra le mie braccia. Stavo acquistando un po
di sicurezza, che subito sincrinò quando il 2 agosto,
Francesco aveva nove giorni, entrai in tin e lo vidi con la mascherina
per lossigeno. Ricordo il viso dellinfermiera che mi spiegava
che si era preso uninfezione. Come? Siamo
in unospedale. Anche se siamo in un ambiente protetto purtroppo
i batteri girano. Poi il medico mi spiegò che dovevano
mettere un catetere nel braccio di Francesco per togliere quello allombelico,
probabile veicolo per linfezione. Ricordo tutto quello che è
successo con una lucidità che mi spaventa. Ma soprattutto ricordo
il viso del mio bambino, con gli occhi chiusi ed il colorito grigio,
e la sua manina che non stringeva il mio dito, completamente inerme.
Lindice di infezione era molto alto. Il giorno dopo riuscirono
ad isolare il batterio (klebsiella pneumoniae) ed iniziarono una terapia
antibiotica adeguata, alla quale il fisico del bambino rispose molto,
molto lentamente. Intanto il batterio si mangiava il sangue
del mio bambino, rendendo necessarie numerose trasfusioni di plasma
ed emazie. Per fortuna il giorno dopo, comunque, Francesco respirava
di nuovo autonomamente ed io lo tenni in braccio tutto il giorno,
allinizio dovevo farlo solo per mezzora vista la situazione,
mentre pulivano lincubatrice, ma poi linfermiera vide
che il battito cardiaco si regolarizzava ed il sangue si ossigenava
meglio, così me lo lasciò tenere finché non fui
costretta a rimetterlo nella sua casetta per andare a
mangiare e togliermi il latte! Nei 10 giorni successivi fu tutto un
alternarsi di ecografie SNC, di lastre ai polmoni e al fegato, di
ago canule, di terapie antibiotiche, la pressione era ok ma la febbre
era ballerina, fino ad arrivare a cambiare catetere dal braccio destro
al sinistro e a fargli un prelievo lombare. Linfezione non passava
ed i medici temevano potesse intaccare gli organi interni, avevano
ipotizzato anche una meningite
Poi, lentamente, lindice
di infezione scese. Francesco, in tutti quei giorni, era abbastanza
vitale e ciò faceva comunque essere ottimisti. Ma io ogni mattina
alzavo piano la copertina dellincubatrice con il cuore in gola,
non sapevo mai cosa aspettarmi
Dopo un po siniziò a mangiare veramente, a guadagnare
qualche grammo, mentre linfezione se nandava. Dopo 18
giorni sospesero gli antibiotici e gli tolsero il catetere, per poi
poterlo mettere in una culla normale. Nel frattempo avevamo girato
tutta la tin, prima di essere spostati al centro immaturi!
Le infermiere si coccolavano Francesco ed erano sempre disponibili
con me, che facevo sempre un sacco di domande ed ero sempre presente,
dalle otto del mattino alle dieci di sera!
Francesco cresceva, prima lentamente, poi, acquistate un po
di forze, iniziò a divorare il latte, anche se, comunque, per
farlo mangiare ci voleva quasi unora! Così festeggiammo
il primo complimese di Francesco con i medici e le infermiere. Dimisero
Francesco il 3 settembre 2002, con un peso di 2080 gr e una lunghezza
di 45,5 cm.
Una volta a casa, i primi mesi non sono stati per niente semplici
Francesco mangiava ogni tre ore, ma a volte anche meno, provavo ad
allattarlo al seno ma impiegava troppe energie (era anemico) e si
addormentava dopo 10 minuti oppure impiegava mezzora per mangiare
30 gr di latte. Poi abbiamo dovuto integrare il latte materno con
le proteine, quindi il biberon era indispensabile e lui ci si è
affezionato. Volevo a tutti i costi dargli il mio latte, così
me lo toglievo anche di notte. In questo modo mi sentivo meno in colpa
per non aver portato a termine la gravidanza. E stato fondamentale
laiuto che ho ricevuto da mio marito e dai miei genitori, che
hanno ospitato Francesco e me per due mesi e mezzo.
I primi mesi Francesco li ha voluti passare in braccio. Preferibilmente
il mio, ma non disdegnava il papà e i nonni! Allinizio
la differenza tra età anagrafica e corretta era evidentissimo,
dopo i 5 mesi anagrafici ha iniziato a recuperare anche sul piano
psicomotorio, compiuti i sei mesi peso e altezza erano intorno al
5° centile mentre la psicomotricità era adeguata e a 8
mesi la fisioterapista ci ha salutati facendoci gli auguri.
Dopo le dimissioni, a parte i follow up, si è reso necessario
un ricovero in giornata per una trasfusione ed un altro per un rigurgito
di sangue, episodio che mi ha spaventata moltissimo ma che non ha
avuto conseguenze e non si è ripetuto più.
A 12 mesi Francesco pesa 9030 gr, è alto 74 cm. Mangia volentieri.
Gattona da diversi mesi, si alza in piedi e ultimamente si tiene in
equilibrio per diversi secondi senza appoggio, mentre appoggiandosi
cammina tranquillamente. Fa ciao con la manina, dice mamma
e papà e fa un sacco di discorsi per ora incomprensibili!
E un bambino felice che ride sempre, affettuoso, socievole,
indipendente. Gli piace giocare da solo e in nostra compagnia. Non
è stato facile, ma ho cercato di essere il meno ansiosa possibile
per non soffocarlo di attenzioni e renderlo insicuro, e spero di esserci
riuscita.
Da qualche tempo riesco a trattenermi nel raccontare la nostra
storia a chiunque mi dica che bel bambino, quanto tempo ha?.
I primi tempi mi usciva a valanga, quando Francesco aveva due o tre
mesi e mi chiedevano quanti giorni aveva
Non so se ho scritto tutto quello che volevo.
Spero solo che il racconto della nostra avventura possa essere di
aiuto a qualcuno. Certo è che se avessi saputo allepoca
tutto quello che ora so sulla gestosi, non mi sarei limitata a misurarmi
la pressione, forse avrei insistito con il medico per delle analisi
immediate. Ma forse questo era compito del ginecologo
Alessandra, mamma di Francesco
pubblicato
il 08 agosto 2003