LUCA il mio ANGELO CHE NON DIMENTICHERO’ MAI.....
La gioia di un figlio è unica,lo cerchi,lo desideri e poi,
ecco, il miracolo della vita ti accoglie,sei al settimo cielo fai
programmi per il futuro, prepari la cameretta, rendi partecipe i genitori,fratelli,amici.......
Tutto questo ti cambia, la tua vita si trasforma in funzione a tuo
figlio che deve nascere. Sono passati 8 anni e ancora vivo nel pensiero
di quel 28 giugno 1999 impresso nella mente. Il ricovero in ospedale
di Stefania per contrazioni può essere normale, accettabile,
ti dici non è niente tutto andrà bene, poi qualcosa
non va un cambio di medicinale, cosi, tanto per provare,ti rovina
la vita. Quel medicinale provoca un abbassamento di pressione che
lei gia aveva bassa provocando convulsioni e un collasso fa aprire
il parto. Ma è troppo presto, 28 settimane, mio Dio non è
cosi maturo non c’è neanche il tempo per le iniezioni di cortisone
per lo sviluppo polmonare,bisogna fare tutto cosi in fretta,decidere
delle cose senza sapere,capire,il piccolo è gia pronto in posizione
per nascere ma non ce la può fare è troppo piccolo non
sopravviverebbe a un parto spontaneo quindi si decide per il cesareo,
il dottore ci mette davanti tutta la gravità della situazione
ma ci da anche un pizzico di speranza....
29 giugno 99,sala operatoria, l’attesa, ed ecco la porta scorrevole
si apre esce una carrozzina,quelle in plastica trasparenti su ruote
e avvolto da lenzuola bianche c’era mio figlio,era cosi piccolo. Di
corsa per i corridoi sotterranei cosi bui e squallidi verso la pediatria
neonatale dove ci attendevano,tutto era cosi veloce io ero contento
e sconvolto nello stesso tempo perché sapevo quanto era grave
la situazione. La dottoressa o l’infermiera non ricordo bene mi diceva
di parlare al piccolo perché lui mi sentiva,allora con voce
soffocata e con le lacrime dall’emozione mi ricordo di avere detto:
coraggio Luca ( questo era il nome scelto ) non mollare,il papà
è qui vicino a te..... Essere padre vuol dire avere un figlio,
io cosa sono, me lo chiedo spesso,si perde questo titolo o diritto
quando viene a mancare poco dopo la sua nascita!? Certo, si può
pensare che il distacco sia meno doloroso che il dolore duri poco
perché non hai ancora avuto il tempo di affezionarti creare
un rapporto padre figlio,ma quando l’hai voluto e cercato per tanto
tempo, dopo che due gravidanze erano andate male, vi assicuro che
quel breve periodo e stato cosi intenso, sentire la sua piccola manina
che mi stringeva il dito, quel segno di speranza è stato paragonabile
a una vita intera. Non è facile essere padre e nasconderlo
perché è cosi che mi sento,ti confronti tutti i giorni
con genitori o persone che ti chiedono se hai figli e la risposta
è sempre quella: purtroppo no, senza spiegazioni, con un po’
di imbarazzo perché io un figlio l’ho avuto.....poi c’é
la festa del papà, il primo giorno di asilo, il primo giorno
di scuola, i compleanni ecc. ecc … , tutte emozioni che non potrò;
mai vivere in prima persona. E’ un malessere che hai dentro continuamente,
sei circondato da momenti, situazioni che ti ricordano che la tua
vita si è fermata quando lui è venuto al mondo e pochi
giorni dopo se n’è andato, ma bisogna andare avanti. Arrivati
in pediatria neonatale, ti accorgi che non sei l’unico ad avere questo
problema è sconvolgente.... L’attesa é lunga, snervante
nella saletta adiacente al reparto,si sente piangere, si aprono le
porte pensi sia per te ma non è cosi e aspetti con l’angoscia
che le prime notizie siano buone. Ricordo che durante l’attesa, arrivò
una coppia di Rom con il padre ( penso di lui) perché discutevano
di che nome dare al bambino ingnorando la giovane ragazza distesa
nella portantina con il bambino in braccio probabilmente partorito
in qualche campo nomadi, senza igiene e assistenza. Erano sporchi,
l’infermiera chiese le generalità ma il ragazzo non sapeva
scrivere quindi passò tutto al padre. Avevo mia mamma vicino,
la guardai e gli dissi: “non e giusto, perché e capitato a
noi!”. In quei momenti non ti importa quello che dici o pensi, diventi
egoista. Non ricordo i nomi dei dottori, infermiere o il padre cappuccino
che trovai in ospedale per battezzare Luca quando mi dissero che c’erano
poche speranze. Era giovane con la barba e sandali ai piedi nudi,
parlammo un po’, ma io non lo ascoltavo perché la mia mente
era altrove e piangevo. Come non bastasse, mi dovevo dividere in due,
da una parte Luca che combatteva contro la morte, dall’altra Stefania
che combatteva contro una brutta infezione avuta dopo il cesareo,
una cosa normale dicevano, ma quella cosa normale durò 28 giorni
di paura perché solo dopo la guarigione ci dissero che aveva
rischiato la vita e io nel mezzo a gestire il tutto, dormivo molto
poco e piangevo tanto.... Il supporto di amici, conoscenti ce l’hai
i primi giorni, quando il dramma è ancora palpabile,fresco,
poi un po’ alla volta ti ritrovi solo a pensare cosa è successo,
tu vorresti parlare e parlare sempre di lui del grosso problema che
ti è arrivato addosso come un macigno perché questo
supera il tuo essere persona equilibrata e tranquilla non trovi una
ragione, la perdita di un figlio ti devasta, ti cambia dentro l’anima,
vedi la vita diversamente, non ti importa più di niente, ti
toglie il sorriso la felicità. Sei impotente, non puoi fare
niente contro quei medici che hanno sbagliato, contro il destino che
ha voluto cosi......
30 giugno 99,un giorno dalla sua nascita,sembra che tutto vada bene,sta
reagendo, dò il consenso ad una sperimentazione, mi spiegano
che i polmoni non essendo sviluppati non creano la camera che serve
per respirare e quindi con un piccolo prelievo di sangue tentano di
creare la pressione polmonare giusta! Sembra che funzioni, l’ossigenazione
si è alzata i medici sono fiduciosi e anch’io. Entro nella
stanza,ci sono 4 incubatrici, una mamma stava allattando la piccola
bimba che alla nascita pesava 600gr, pazzesco, ma lei era fuori pericolo
lei ce l’aveva fatta.... Luca era un bel bambino, era piccolo ma per
le sue 28 settimane pesava 950 gr ed era lungo 39 cm ,aveva i capelli
e non sembrava prematuro. Il primo impatto entrando è stato
duro, non sapevo cosa mi aspettava, era mio figlio ed ero impaziente
di vederlo, era la prima incubatrice sulla destra, aveva tubicini
dappertutto e vasti ematomi in tutto il corpicino, mi venne un groppo
alla gola. Era vivace, si muoveva e piangeva, ma non si sentiva, lo
toccai, accarezzai e gli parlai. Non so cosa provavo, mi sentivo strano,
ero emozionato e tremendamente triste perché non sapevo come
sarebbe finita questa storia. Sei impotente, non ti resta che sperare,
vorresti prenderlo in braccio, stringerlo, baciarlo ma non puoi, una
scatola trasparente ti divide da lui! Finalmente il sogno la voglia
di un figlio si era concretizzata, ma non era così che doveva
andare, tutti i progetti fatti svaniti in una bolla di sapone per
lasciare posto al dolore!
1 luglio 99, sono le 7,00 del mattino, il telefono suona, alzo la
cornetta e una voce delicata mi avvisa che Luca durante la notte si
è aggravato e le speranza di sopravvivenza erano scarse. Ero
preparato a questo ma speravo di avere più tempo, ero solo
e disperato, mi vesto in fretta, anche se il dottore mi disse che
non c’era fretta, io invece di fretta ne avevo e molta perché
era mio figlio e dovevo essere li vicino a lui in quel momento! Arrivato
all’ospedale andai prima da Stefania per avvisarla ma quando mi vide
capì subito e scoppiò a piangere. In pediatria neonatale
c’era un clima di disperazione composta e dignitosa da parte di genitori
che come me non usciranno mai con il proprio figlio da quel posto
e la gioia di chi invece aveva superato il brutto momento e ce l’aveva
fatta.... Sono passati tanti anni, ma il dolore ancora mi lacera dentro,
non riesco a trovare una motivazione di tutto questo, la mia vita
si è fermata quel 1 luglio 99 con lui, la mancanza del figlio
che ho toccato amato per cosi poco tempo si fa sentire, ti dicono
che il tempo cancella tutto, che bisogna andare avanti, questo è
tutto vero... per chi non ha vissuto certe esperienze è sicuramente
facile..... Luca da 8 anni ha sempre fiori freschi nella sua piccola
tomba, che ci siano +40° o la neve lui è sempre il mio
bambino che non ho potuto abbracciare e coccolare. Non dimenticherò
mai quei brevi momenti passati con lui, me li porterò dentro
nel cuore per tutta la vita. Non voglio essere patetico o compatito,
questa è la mia storia quello che ho scritto è un malessere
che mi porto dentro e non è facile essere aiutati.
LUCA 29 giugno 1999 - 01 luglio 1999
scritto
da Ciro papà di Luca - pubblicato il 29 dicembre 2007